MANIFESTO de il “Gestualvisiomemorismo” 

(Dal gesto appare una visione della memoria)

Depositato alla SIAE

 

1)      Davanti alla tela bianca eseguire un insieme di segni dettati dall’istinto.

2)      Non bisogna mai fare un disegno preparatorio perché l’opera ne perderebbe in spontaneità.

3)      Essendo ogni azione dell’uomo influenzata dalla razionalità e dal vissuto, intravedere da questi segni una possibile immagine che ci viene dalla memoria.

4)      Una volta individuato un possibile soggetto, lavorare in funzione di quello ed allo sviluppo di quell’idea, eliminando eventuali segni non utili al fine del risultato finale.

5)      E’ anche possibile lasciare visibile qualche segno iniziale.

6)      Il soggetto non deve essere necessariamente figurativo, potrebbe essere anche astratto.

7)      Vista la comprovata durata e duttilità è consigliabile l’uso dei colori ad olio, che permettono di modificare il soggetto fino a portarlo al risultato finale. In base al soggetto trattato ed al risultato voluto di volta in volta, vedere se è meglio usare una pittura materica oppure diluita.

8)      Quando si è individuato il soggetto sul quale lavorare, nel portare a compimento l’opera è possibile che appaia qualche immagine fuori tema ma, se frutto della gestualità, molto probabilmente è preferibile lasciarla perché dà armonia all’opera.

9)      L’eventuale uso della prospettiva è dettato solo ed esclusivamente dalla casualità.

10)    Meglio non soffermarsi sui particolari, per dare maggiore freschezza all’opera.

11)    Al fine sempre della freschezza dell’opera, non bisogna mai stabilire a priori il tema da svolgere, ma farsi guidare dalla casualità, nel caso si cadesse su temi d’attualità, ciò è dovuto al particolare stato d’animo del momento che porta ad intravedere i segni verso quella direzione, ma sempre partendo da questi, mai da un disegno pensato preventivamente.  

                                                                                                        Vittorio AGOSTINI

 

 

VITTORIO AGOSTINI. Pittore guidato dall’istinto e da una grande moralità di fondo, che sulla tela inizia sempre con la purezza del segno. Qualcuno sorriderà — soprattutto, chi non ha più idealità — dell’esigenza, del tutto interiore, di questo signore della tavolozza di conciliare gesto, visione e memoria nella ricerca visiva. Significativo, in questo senso, l’olio su tela “Esplosione a bordo”, dove l’inconscio personale del pittore porta alla ribalta fiamme infere contro un cielo dalla realtà notturna, accesa a tratti da tacche di colore blu, bianco e giallo. Un tachisme gestuale di scuola postimpressionista, direi ‘alla Bonnard’, ma anche informale come nell’azione esplosiva del giallo. Ha qualcosa, invece,  di mitologico l’ergersi antico de “L’ albero rosso”, mentre ne ‘Le quattro stagioni” Vittorio Agostini porge una lenta e meditata sapienza, in cui la visione globale dell’insieme è di idilliaca memoria. Una delle composizioni più consone a questa sua tensione — nei confronti della purezza gestuale, visionaria, sorta dal ricordo inconscio, sedimentato -  è rappresentata da “Vortice”. E’ opera in cui Vittorio Agostini istintualmente non cade nell’accademismo del particolare,  ma al contrario fa dono di grande drammaticità alla composizione gestuale. Si deve dare atto al nostro pittore che gli  spazi prospettici utilizzati nelle sue ricerche non sono calcolati, ma  istintuali. Vittorio Agostini a volte, dona alle composizioni elementi figurali che nulla hanno da spartire con la tematica affrontata, come nel caso di “Inno al Creato”. E’ opera ricca di elementi visivi estranei e misteriosi rispetto al contesto della composizione, omaggio indiretto all’oniricità surreale di Salvador Dalì. 

Torino 20 Marzo 2002          

                                                                                                Prof. PAOLO LEVI  - critico d'arte

 

 

 

IL GESTUALVISIOMEMORISMO DI VITTORIO AGOSTINI

di Simone Fappanni

 

Istintiva e visionaria, ricca di spunti squisitamente introspettici, la pittura di Vittorio Agostini, artista che vive a Villafranca, cittadina in provincia di Verona, si muove attorno a un’espressione creativa che, in tappe conseguenti e successive, è andata maturando al ritmo di contrappunti mimetici e sincritici di rara presa emotiva ed emozionale.

Agostini ha riflettuto ampiamente - e tuttora continua a farlo, in ossequio al suo spirito di ricercatore mai esausto - sul suo iter immaginativo, traendo linfa ispirativa sia dalla tradizione che dalle avanguardie concettuali, per dare vita a un proprio stile e a un proprio modo di “fare arte”.

Tale riflessione è approdata in una sorta di documento programmatico, che egli stesso ha scritto e intitolato Manifesto del Gestualvisiomemorismo ove, per sua stessa ammissione, si può cogliere il processo mediante il quale «dal gesto appare una visione della memoria».

Articolato in poco più di una decina di punti, lo scritto vuole evidentemente proporsi sia in chiave personale che in chiave prospettica, vale a dire come esempio - e non solo esplicitazione - di una manifestazione d’arte alla quale ci si possa riferire e alla quale potrebbero ispirarsi altri pittori, grafici o scultori che dovessero condividerne il contenuto.

All’ inizio del manifesto due sono i termini-guida su cui Agostini si sofferma: segni e istinto, elementi che, in un discorso maieutico-pittorico formano l’unità primigenia del comporre.

In particolare, Vittorio dice di privilegiare la “spontaneità”, la non programmaticità affidandosi all’istintualità artistica, senza alcun condizionamento: ed è per questo che ritiene di non dover eseguire alcun bozzetto preparatorio.

La creazione, proseguiamo nella lettura, è poi un’operazione che afferisce profondamente con il processo mnemonico, vale a dire con il ricordo di esperienze che fanno parte del nostro passato, del “già vissuto e sperimentato”, e che ormai lontane possono essere in un certo senso rielaborate attraverso il gesto del pittore.

Di qui l’esigenza, per Agostini, di sviluppare l’opera attraverso un processo “in togliere” (“una volta individuato un possibile soggetto - scrive al punto quattro - occorre lavorare in funzione di quello ed allo sviluppo di quell’idea, eliminando eventuali segni non utili al fine del risultato finale").

Casualità. freschezza, gestualità sono poi parole ricorrenti nel prosieguo del testo e che sono senza dubbio fondamentali per una forma pittorica complessa e personale come quella prospettata da questo eclettico artista.

Interrogandosi sulle radici e sugli sviluppi del proprio lavoro egli riesce ad essere, in questo modo, attuale e contemporaneo, mai lezioso o banale o, peggio ancora, affabulatorio.

Al contrario, Agostini rivela una notevole capacità di combinare, nella medesima opera, aspetti estetici e ragioni poetiche, messaggi e situazioni, frammenti e frames mentali che nei suoi oli (pigmenti che, dice il nostro autore, “permettono di modificare il soggetto fino a portarlo al risultato finale”) procedono per assonanze e concordanze impreviste ed inattese, talvolta persino insolite.

Cremona, 28 marzo 2002

                                                                                                   Dott. Simone Fappanni - critico d’arte